Alan Shepard: il primo americano nello spazio

Alan Bartlett Shepard, il Gagarin statunitense, divenne il primo americano nello Spazio, affrontando il primo di una lunga serie di voli suborbitali. Erano passati 23 giorni, poco più di tre settimane, dal primo volo spaziale effettuato dall’Unione Sovietica e in America non ci si capacitava di come Mosca li avesse sorpassati nella corsa alla conquista dello spazio. Così, la mattina del 5 maggio 1961 dalla base americana di Cape Canaveral, fu lanciato a bordo della capsula “Freedom 7”, quasi per caso, il primo astronauta americano destinato a viaggiare oltre i limiti dell’atmosfera.

Una vita dedicata al volo. Dopo una brillante carriera come pilota di marina e, successivamente, di test, diventa a pieno diritto uno dei primi “magnifici sette” astronauti della Nasa per il programma MERCURY, pronti ad inaugurare l’avventura degli Stati Uniti nello spazio.

La missione Mercury-Redstone 3 (MR-3) viene considerata, dopo il volo di Jurij Gagarin, come secondo volo umano della storia dei voli nello spazio. La capsula Mercury battezzata Freedom 7 eseguì un semplice volo balistico. Il raggiungimento di un’orbita terrestre non era programmato durante questa missione. Quindici minuti prima del lancio, il conto alla rovescia venne interrotto a causa di nuvole fitte che si erano infatti formate nel cielo sopra Cape Canaveral, tanto che non sarebbe stato possibile documentare ed osservare il volo fotograficamente. Dopo circa un’ora il cielo si schiarì ed il conto alla rovescia poté essere ripreso.

Dati della missione

L’operazione è stata commissionata dalla NASA. Il vettore utilizzato durante la missione è stato il Redstone, la cui denominazione è data dal primo missile balistico statunitense a medio raggio, basato fondamentalmente sulla tecnologia del razzo di costruzione tedesca del tipo A4 (V2). Grazie alla tecnologia relativamente ben testata del missile, entro un breve arco di tempo dallo shock dello Sputnik, i tecnici americani furono in grado di costruire un razzo vettore in grado di portare diversi satelliti artificiali in orbita intorno alla Terra.

Il lancio avvenne il 5 maggio 1961, esattamente alle ore 14:34:13, dalla base “Cape Canaveral Air Force Station Launch Complex 5”. Il veicolo spaziale fu costruito dalla McDonnell Aircraft Corporation con un peso al lancio di 1830 kg, e un peso al rientro di 1051 kg. Dopo il lancio, secondo quanto dichiarato da Alan B. Shepard, il volo fu molto tranquillo. Dopo 45 secondi, iniziarono delle vibrazioni, dovute al raggiungimento della velocità del suono Mach 1 e al suo superamento.

Il volo si stabilizzò circa 88 secondi dopo, invece il razzo vettore del tipo Redstone venne staccato dalla capsula dopo circa due minuti e mezzo. La distanza percorsa fu pari a 487,26 km, con un apogeo di 187,42 km. Dopo un totale di 15 minuti e 22 secondi di volo, la Freedom 7 è rientrata con un ammaraggio nelle acque dell’Oceano Atlantico alle ore 14:49:35. Un elicottero recuperò Shepard e la capsula e dopo circa undici minuti il tutto fu portato a bordo della portaerei USS Lake Champlain. Venne immediatamente sottoposto a dei controlli medici che diedero il risultato di un’ottima condizione dell’astronauta e dalle sue dichiarazioni si evinse che il volo fosse riuscito senza complicazioni, sia dal punto di vista meccanico riferendosi al veicolo, sia dal punto di vista fisico. Il Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, che aveva osservato il volo come molti concittadini in diretta televisiva, si congratulò per il grande successo con Shepard mentre lo stesso si trovava ancora a bordo della portaerei.

Fu il primo successo della NASA, l’agenzia spaziale statunitense fondata solamente tre anni prima doveva rincorrere i sovietici che già nel 57’ avevano messo in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1, e la rincorsa sarebbe di fatto durata a lungo, fino alla fine degli anni 60 con il sorpasso grazie al programma lunare avvenuto con la missione “Apollo 11”. Lo stesso Shepard, esattamente un decennio dopo il primo lancio fu il quinto uomo a passeggiare sul suolo lunare durante la missione “Apollo 14”.

“Quel volo ha messo la nostra nazione sulla via dell’esplorazione e della scoperta, che continua ancora oggi”, ha detto in un’intervista l’ex amministratore capo della Nasa, Charles Bolden, per il 50° anniversario di quella missione che oggi vi riproponiamo. “Il volo – ha aggiunto – è stato un grande successo e, grazie al successo di Shepard, la Nasa ha potuto guadagnarsi la leadership nel volo umano”.

Il progetto Mercury, disse ancora Bolden, ha lasciato in eredità agli Stati Uniti “un corpo astronauti e i veicoli che hanno permesso di cominciare lo sforzo dell’esplorazione spaziale”. L’ex capo della Nasa ha inoltre ricordato che “stiamo ancora camminando verso nuovi traguardi nell’esplorazione umana dello spazio”.

La prossima sfida, secondo Bolden, è “portare l’uomo a nuove destinazioni nel Sistema Solare”. Guardando al futuro, non poteva mancare il riferimento alle aziende private coinvolte nel nuovo programma della Nasa per la realizzazione di nuovi veicoli spaziali nell’era post-shuttle: “con il nostro sostegno e la nostra assistenza – ha rilevato – aziende private espanderanno l’accesso a quell’area che per primo Alan Shepard esplorò per l’America”.

Bolden ci vide lungo dieci anni fa, quando attraverso le sue dichiarazioni inevitabilmente trattò del futuro dell’esplorazione spaziale. Infatti, a distanza di 60 anni dal primo volo suborbitale, SpaceX ha completato uno dei test relativi a Starship SN15, che si propone come nuovo mezzo per riportare l’uomo sulla Luna attraverso il programma lunare Artemis, creando così una nuova finestra sullo spazio.



Scritto da:

AESA TORINO




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